Per una Meloni occupata ad essere la copia di Trump e a lanciare battute ironiche sugli scioperi, evidentemente il caro-bollette che tanto preoccupa gli industriali dev’essere un dettaglio. O forse le priorità sono altre, prima tra tutte creare fratture nel tessuto sociale, come è nel dna di tutti i nazionalismi (leggasinazionalisti).
A Confindustria però premono i conti. Quelli che devono quadrare per continuare a fare impresa e dare lavoro: “Non stiamo facendo nulla perché l’energia costi poco, eppure per essere competitivi è essenziale che l’energia venga pagata, in media, come gli altri Paesi”. Sono parole di Orsini, presidente di Confindustria, mica l’ultimo arrivato. Che sottolinea pure, per bocca dei dati statistici d Confindustria, come il quadro macroeconomico sia in peggioramento con il solito Pil che cresce al solto zero virgola poco per cento, ampiamente al di sotto delle stime del governo – 0,5% quest’anno, per salire allo 0,7% il prossimo (se va bene) quando le stime dei mesi scorsi, era primavera svegliatevi bambine, erano all’1%.
Il caro bollette è una priorità. Continua Orsini citato da Repubblica: “Fa piacere che il disaccoppiamento“ del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica “sia entrato nel vocabolario italiano, ma lo facciamo?”. Poi ne ricorda l’urgenza: “Se l’abbiamo capito tutti, visto che l’inverno è vicino, allora facciamo in modo che avvenga”.
Altre priorità fondamentali per il mantenimento del potere di Meloni e compagnia permettendo perché, lo sa anche Confindustria, una cosa è dire un’altra è fare. Per il fare è necessaria la volontà, non la propaganda. Intanto si sono destinati 12 miliardi di euro alla Difesa. Magari due scudi per le richieste di Orsini questo governo è capace di trovarli.
(3 ottobre 2025)
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