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25 novembre: fare in modo che sia “l’Ultima”….

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di Silvia Morganti

“L’ultima”

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che vengo a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera.
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia.
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata.
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata.
Mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata.
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte così come volavo alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, non ti fermerai.
Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non privare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono.
Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti per urlare più forte di me.
Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

Questa è la lettera-poesia, diventata manifesto e grido di battaglia delle prossime manifestazioni del 25 novembre 2023, giorno in cui cade la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.

Scritta nel 2011 dall’ attivista peruviana Cristina Torres Cáceres che in questo testo si scaglia contro i femminicidi e contro la violenza di genere, è dedicata infatti a tutte le vittime di femminicidio in America Latina. Una lettera postuma, che l’autrice immagina scritta alla madre da una figlia, che sa di poter essere la prossima vittima.

Pubblicata da Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, sulle sue pagine social, è diventata immediatamente virale per la capacità di esprimere il sentimento provato dalla maggior parte delle ragazze e delle donne.

E la loro, la nostra urgenza di far crollare gli alibi della società tutta che vuole continuare a mantenere in auge il privilegio maschile, di quell’uomo cis (generalmente bianco) che continua quotidianamente a praticare tecniche di manipolazione, di gaslighting con l’intento di convincere tutti e tutte che il patriarcato non esista.

Il patriarcato esiste, e noi lo sappiamo bene e viene tramandato di padre in figlio. Ed è talmente manifesto e indiscutibile che non c’è possibilità di occultamento.

E, come sempre, viene lasciato alla donna il compito di risolvere il problema.

E, le donne, come solo loro sanno fare, lo faranno.

Fino all’ultima.

 

 

(21 novembre 2023)

©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 



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