di Giancarlo Grassi #Gozi twitter@gaiaitaliacom #Politica
Uno dei tanti che in questo paese chiamano politico, uno dei molti – troppi – incompetenti che grazie al voto del 2018 si fregia del titolo di ministro senza avere i titoli per fare il ministro, ha deciso che un italiano che diventi consigliere di Macron, o in procinto di diventarlo, o in odore di diventarlo, non sia degno di essere cittadino italiano ergo la cittadinanza italiana gli va tolta. D’ufficio. Perché è brutto, sporco e cattivo, ma soprattutto è consigliere di Macron che oltre ad essere il presidente francese, della terza potenza mondiale, è uno che professionalmente – senza metterci in mezzo la politica, aproprio sul piano delle competenze – uno come Di Maio se lo mangia a colazione.
Al ministro del Lavoro della crescita zero e nei navigator che non si sa che cazzo faranno né come verranno assunti – chiediamo scusa alla signora che si indigna quando scriviamo cazzo in un articolo – si è prontamente affiancata la signora delle bionde di fratelli d’Italia, in onore a tutte le ossigenate d’Italia, che a sua volta ha gridato allo scandalo. Poi il ministro dell’Interno che lascia scorrazzare il sacro pargolo sulla moto d’acqua della Polizia. Insomma la destra degli incapaci, dei sovranisti e degli invidiosi si è scatenata.
Il punto però è un altro e riguarda proprio Gozi: è sicuro che rivestire nella squadra di Macron lo stesso ruolo che ha rivestito nel governo Renzi, all’interno del quale ha sicuramente avuto accesso a documenti riservati così come gli accadrà nel nuovo incarico, sia davvero una buona idea? Su quello rifletteremmo e non sulle stupidaggini ad uso social, quindi propagandistico, che i tre politici della mutua che lavorano per i loro privilegi vendendosi come i salvatori della Patria si inventano quotidianamente.
In quanto alla questione della cittadinanza, considerando l’immagine che danno di sé troppi cittadini italiani negli ultimi mesi vien quasi voglia di rinunciarvi spontaneamente. Per vergogna, non per mere ed inutili speculazioni politiche.
(1 agosto 2019)
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