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La ministra Roccella non ha “nessun confronto da fare” con i Sindaci sull’omogenitorialità

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di Paolo M. Minciotti

La ministra Roccella o del garbato verbo che definisce l’omogenitorialità e la maternità in vitro come selezione della razza, mentre l’altro suo garbato compagno di partito la definisce peggio della pedofilia, torna sull’argomento dopo che i Sindaci le hanno mandato a dire, nei fatti, che della sua augusta opinione se ne strafregano e continueranno a riconoscere i figli delle coppie omogenitoriale sulla base del supremo interesse dei minori come una sentenza riconosce.

Per la ministra “Non c’è un confronto da fare” perché il confronto è una cosa che disturba, soprattutto quando l’unico argomento possibile è il proprio, perché i Sindaci sanno che “è qualcosa che decidono loro sapendo che c’è una sentenza che non applicano”. E invece la applicano, sempre che la sentenza alla quale la ministra si riferisce sia questa.

(…) “i minori adottati da famiglie omogenitoriali o, in generale, da famiglie che ottengono l’affidamento  di minori secondo la procedura di adozione in “casi particolari”, godranno degli stessi diritti dei minori adottati con “adozione piena” o legittimante, di cui all’art. 7 ss. della stessa legge 184/1983. La Corte, dunque, approva il legame parentale del minore adottato con il genitore adottante e dichiara incostituzionale quella previsione dell’art. 55 che, richiamando l’art. 300 Codice Civile, escludeva il riconoscimento legale di parentela del minore con i familiari dell’adottante. Dalla decisione emerge la volontà di superare i limiti dell’adozione “in casi particolari”, poiché non produce una relazione parentale tra i familiari dell’adottante e il minore adottato e non muta i diritti e i doveri del minore verso la famiglia di origine e (art. 300 c.c.)”.

Dunque ha ragione Roccella quando dichiara che “Non c’è nulla da discutere” sbagliando invece ancora quando afferma, basandosi su una sua legittima opinione, ma in quanto tale personale, che i Sindaci non protestano contro il decreto Piantedosi, ma contro la sentenza della Cassazione”. L’oggetto del contendere, in effetti, è proprio il decreto dicendo la sentenza quel che avete appena letto.

(29 marzo 2023)

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