di E.T.
Avevamo aderito allo sciopero del 22 settembre “Blocchiamo tutto”, che ci era sembrato un bello slogan intelligentemente provocatorio, ma fermo all’intelligenza, perché si deve essere in prima linea facendo il possibile quando si tratta di aderire alle manifestazioni “per la Pace”. Non avevamo aderito a una manifestazione per la guerriglia. E anche chi, eventualmente, tra noi voglia dare libero sfogo a sentimenti che vadano troppo in là rispetto all’orrenda gazzarra scatenata dai soliti pochi, soliti infiltrati, insomma dai soliti, non avrà soddisfazione.
Perché quando si è convintamente per la Pace, per la guerriglia non c’è spazio. Non c’è spazio per l’offesa, per la gazzarra, per il corpo a corpo, per l’odio, per il rancore; non c’è spazio per chi traduce “blocchiamo tutto” con “rompiamo tutto”; non c’è spazio per chi fa la guerra dicendo di volere la Pace. Semplicemente perché tutto questo è insensato. Non si combatte Netanyahu distruggendo tutto quello che ti passa di fronte. Non si salvano i Palestinesi scatenando l’inferno: è dimostrato che chi scatena l’inferno i palestinesi dli vuole sterminare. Certamente ci sono diversi tipi di inferno: e ce n’è sempre uno più giusto degli altri perché io ho ragione e lui ha torto. Tanto semplicemente si scatenano i conflitti.
E’ grazie a ragioni tanto futili e a una stupidità diventata ormai genetica tanto semplicemente mostrata che, spaccando vetrine e lanciando bombole dirette alla Polizia, si oscurano altre ottanta piazze italiane gremite e totalmente e assolutamente pacifiche: si ringrazia sentitamente per avere fatto guadagnare alle destre un mezzo milione di voti. Si ringrazia per avere dato alle destre un’altra straordinaria opportunità per evitargli di tenere sotto controllo le fin troppo evidenti pulsioni illiberali che due dirette su Rai Uno con Meloni e Valditara hanno non si sa quanto inconsapevolmente confermato. Nemmeno il Minculpop.
Si chiama avere contezza. Si chiama avere acume politico. Si chiama scambiare le cause con gli effetti. Sentitamente, e ulteriormente, si ringraziano i soliti pochi che hanno la guerra al culo e la vogliono dappertutto. Naturalmente farneticando di pace mentre spaccano vetrine, bancomat, biciclette, lanciano oggetti e – come una incosciente sessantenne rimasta agli anni ’70 – parla di sé al plurale definendosi vittima di Israele. Siamo a quel punto lì. A un paese di scappati di casa che vuole fare la politica così come vive: a cazzo.
Sia detto con rispetto per chi, dopo avere aderito a una manifestazione, si trova ad avere aderito e sostenuto, senza volerlo, gli autori di questa sconsiderata guerriglia urbana. E stiamo parlando di noi.
(22 settembre 2025)
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