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Operazione antiterrorismo a Sassuolo: il fermato, da tempo residente in città, aveva importanti legami sociali sul territorio

C’è anche un residente a Sassuolo coinvolto nell’inchiesta denominata in codice dai media come il “blitz contro la rete di Hamas in Italia”, condotta dalla DDA di Genova con il supporto di Polizia e Guardia di Finanza. Si tratta di un uomo considerato un elemento di raccordo logistico per la provincia di Modena del quale non è stata fornita l’identità completa per mantenere il riserbo sulle indagini, delicatissime. L’uomo è un cittadino di origini mediorientali da tempo residente nel distretto ceramico che avrebbe gestito una parte dei flussi di denaro raccolti tramite finte donazioni umanitarie, facendoli invece confluire verso i vertici della rete di finanziamento ad Hamas scoperta a Genova.

Intercettazione e movimenti bancari lo collegherebbero direttamente a Mohammad Hannoun, considerato l’architetto della rete, arrestato il 27 dicembre.

Secondo le informazioni disponibili l’operazione antiterrorismo ha svelato un sistema transnazionale molto sofisticato con Hannoun che, alla testa dell’organizzazione e presidente dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Abspp), è accusato di essere il terminale italiano per il finanziamento di Hamas. Cifre ingentissime,  7-8 milioni di euro, venivano raccolti con la scusa di inviare aiuti ai civili a Gaza e quindi dirottati, tramite triangolazioni in Turchia e altri paesi dell’area, ad ali operative del “Movimento di resistenza islamica”. Coinvolte anche altre due associazioni che si muovevano con le stesse modalità.

Capi d’accusa da far tremare i polsi

Contestati numerosi reati che vanno dall’associazione con finalità di terrorismo internazionale, all’istigazione a delinquere (con riferimento alla propaganda radicale diffusa online e nelle sedi associative) fino al finanziamento del terrorismo (violazione delle norme antiriciclaggio e sanzioni internazionali).

L’attività investigativa

L’attività investigativa, nata dall’analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, si è sviluppata grazie a scambi informativi anche con le autorità dei Paesi Bassi e di altri Paesi dell’Unione europea (svoltisi anche nell’ambito di riunioni organizzate da Eurojust) – lo scrive una nota stampa della Polizia di Stato – e ha svelato un complesso sistema di raccolta fondi effettuato attraverso associazioni benefiche e di solidarietà col popolo palestinese, con sede a Genova e filiali a Milano
Gli indagati raccoglievano donazioni destinate alla popolazione civile di Gaza, tuttavia, è emerso che oltre il 71 per cento di questi fondi veniva dirottato nelle casse di Hamas per finanziare l’ala militare, il sostentamento dei familiari di attentatori suicidi o detenuti per terrorismo.
È stato accertato che alcuni indagati avevano legami con persone residenti in Turchia che fungevano da ponte per il trasferimento dei contanti verso Gaza.
Alla Jihad e ai relativi ruoli e compiti degli indagati fanno apertamente riferimento anche alcune conversazioni intercettate nelle quali si esprimeva il compiacimento per le violenze commesse negli attentati, mentre il rinvenimento di documenti nei server degli indagati mostra l’addestramento militare di studenti e la celebrazione del “martirio”. Dalle stesse intercettazioni si percepisce l’esistenza di una estesa rete organizzata a livello internazionale di soggetti/istituzioni impegnati nella raccolta fondi, apparentemente da destinare a scopi benefici e a sostegno della popolazione e della causa palestinesi.

Uno dei documenti rinvenuti illustra le attività “da’wa” (l’invito al reclutamento di nuovi attivisti del movimento) che vanno da quelle educative svolte nel settore studentesco a quelle legate al settore militare e all’educazione sullo status di martiri e prigionieri.

Quello che sappiamo da Sassuolo e Modena

Sassuolo e Modena sono al centro dell’attenzione inquirente per verificare se le aziende del distretto siano state utilizzate, a loro insaputa, per operazioni di “compensazione” o triangolazioni commerciali. Durante le perquisizioni sarebbero infatti stati sequestrati oltre 200.000 euro in contanti, gran parte dei quali nella sede milanese dell’associazione La Cupola d’Oro, denari che arrivavano tramite donazioni per fini umanitari (adozioni a distanza, aiuti a Gaza) e venivano poi inviati in Turchia. Da lì, attraverso il sistema hawala o delle triangolazioni bancarie, i soldi (il 71%, come indicato dalla Polizia di Stato) finivano nelle casse di Hamas.
E’ la DDA ad affermare che i soldi non venivano dirottati verso civile, ma venivano donati andavano a familiari di “martiri” (attentatori suicidi) e miliziani detenuti, e a garantire la tenuta sociale e il reclutamento del gruppo terroristico.

La politica italiana plaude e la Città di Sassuolo aumenta la sicurezza

Il governo italiano ha manifestato soddisfazione per gli esiti dell’inchiesta attraverso dichiarazioni insolitamente (ma comprensibilmente) cauta definendo l’operazione “un colpo duraturo alle casse del terrorismo jihadista in Europa”. A Sassuolo, nel caso specifico, intensificata la presenza delle forze dell’ordine nei pressi di luoghi di aggregazione già monitorati.

 

 

Sindaco Matteo Mesini


Il commento del Sindaco Mesini sull’operazione
Sassuolonotizie.it

 

PD Sassuolo Maria Aceto


Il comunicato del PD cittadino sull’operazione antiterrorismo
Sassuolonotizie.it

 

 

 

(28 dicembre 2025)

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