A Gaza, gli episodi di uccisioni e ferimenti durante le distribuzioni di cibo sono una realtà quotidiana. I team della clinica Sheikh Radwan, supportata da Medici Senza Frontiere (MSF), il 30 luglio hanno assistito 77 persone rimaste ferite durante una distribuzione di farina a Zikim, Gaza Nord. Sono arrivate anche 8 persone, già morte.
Lo stesso giorno, quasi 600 persone sono state assistite a Gaza Nord per ferite simili a seguito delle violenze e del caos scoppiati vicino a Zikim durante il passaggio dei camion di cibo, secondo quanto riportato dal ministero della salute.
“Il 30 luglio nei pressi di Zikim, nel nord di Gaza, le forze israeliane hanno iniziato a sparare mentre le persone si avvicinavano ai camion che distribuivano aiuti. Alcune di loro sono rimaste ferite dai colpi d’arma da fuoco, altre dalla calca di gente presa dal panico o in fuga. Lo staff medico della clinica Sheikh Radwan, supportata da MSF nel nord di Gaza, ha assistito 77 feriti e ricevuto 8 morti” dichiara Caroline Willemen, capoprogetto di MSF a Gaza City. “Questi incidenti mortali sono diventati ormai da troppo tempo una realtà quotidiana a Gaza. Le attuali modalità di distribuzione degli aiuti stanno causando caos e massacri. Il cibo continua a scarseggiare in modo drammatico e non ci sono segnali concreti che facciano sperare in una fornitura regolare e adeguata di aiuti. Di conseguenza, ogni giorno le persone mettono a rischio la propria vita nella disperata ricerca di qualcosa da mangiare”.
Anche il 25 luglio, i team di MSF hanno ricevuto diversi feriti nell’unità di primo soccorso a Gaza City.
Qui una testimonianza di un paziente rimasto ferito il 25 luglio durante una distribuzione di cibo a Zikim. È stato assistito dai team di MSF a Gaza City e poi trasferito all’ospedale di Al Shifa:
“Sono andato a Zikim giovedì 24 luglio per procurarmi della farina, ho aspettato lì tutta la notte, ma sono tornato a mani vuote. Venerdì ho deciso di riprovare anche se mio padre non voleva che andassi. L’ultima volta che sono andato molte persone sono morte per gli spari dei carri armati. Ma nella mia famiglia siamo in dieci, quindi sono andato senza dirglielo.
I camion sono entrati molto velocemente, poi hanno rallentato a causa della grande folla. Alcuni sacchi di farina da 50 kg sono caduti quando i camion hanno svoltato, ferendo alcune persone. Le forze israeliane hanno costretto l’autista a proseguire, nonostante ci fossero persone tutt’intorno. L’autista ha cercato di fare retromarcia per allontanarsi, ma c’era così tanta gente che alcune persone sono state investite. Con me c’erano altri 7 giovani, tutti uccisi quando il camion ha fatto retromarcia. Io ero seduto con le gambe in avanti. Una gamba mi prudeva, così l’ho tirata indietro, ed è l’unico motivo per cui solo una è stata investita dal camion.
Sono stato soccorso da una donna, ha preso uno scialle per fermare l’emorragia. Un amico mi ha aiutato a spostarmi, poi a un certo punto ho perso conoscenza. Con un tuktuk mi hanno portato al centro medico di Hamad dove mi hanno fermato la gamba con un pezzo di legno preso da un pallet e una maglietta perché non c’era altro materiale disponibile. Al centro medico ho visto persone con ferite da arma da fuoco e persone ferite negli scontri. Alcune persone sono morte proprio per la calca.
Sono stato ferito alle 17:00 ma non sono arrivato ad Al Shifa prima delle 23:00. L’ospedale era pieno di pazienti ovunque, ho dovuto aspettare fino alle 3 del mattino per l’intervento.
La mia famiglia non ha molte opzioni. Mio fratello maggiore va in giro tutto il giorno cercando di fare lavoretti, aiutando le persone a trasportare cose, e mio padre cerca di affittare la macchina che abbiamo, tutto per cercare di guadagnare un po’ di soldi. Alcuni giorni riusciamo ad avere del pane, altri giorni non troviamo nulla. Ma nessuno di noi tornerà a Zikim.
Spero che tutto questo finisca, di ricostruire la casa e di riavviare l’attività di mio padre”.
(2 agosto 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata