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Quando da “casse di risonanza d’odio” verso i politici si passa ad essere i politici odiati

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di Giovanna Di Rosa #Politica twitter@gaiaitaliacom #Antipolitica

 

Chi di odio verso i politici ferisce di odio verso i politici perisce. Questo verrebbe da dire analizzando freddamente le minacce di morte, deliranti, ricevute via Twitter dall’ora ministro degli Esteri e già ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio (in alto in una delle sue sobrie espressioni pre-incarichi istituzionali), se non fosse banale liquidare così chi ha dato la stura ad un certo linguaggio e chi ne è vittima. Perché è fuori dubbio che dal punto di vista della sollecitazione dell’odio contro i Palazzi del potere e i loro rappresentanti il M5S non ci abbia fatto mancare nulla prima con l’utilizzo di un linguaggio inaccettabile, poi con le scorribande via social a base di tweet troppo spesso montati ad arte dagli attivisti, non sappiamo quanto siano stati sollecitati, contro quel politico o quel partito.

La serie di tweet che appare nello screenshot in alto è ingiustificabile, anche se saremmo tentati di dire che l’account ci sembra quello di un Bot, ma andiamo oltre. E non è detto che se il M5S ha usato le parole come armi improprie per conquistare quel potere che sta rapidamente perdendo a causa dell’incapacità dei suoi leader e rappresentanti, primi tra tutti quelli che gridavano più forte, debba essere lasciata alla follia post Covid-19 la libertà di minacciare liberamente un rappresentante delle istituzioni per la sua provenienza dicendogli liberamente che deve morire insieme ai suoi conterranei. Questa è una follia nuova. Post M5S – che è già morto. Figlia piuttosto oltre che della follia, della peggior propaganda salviniana. Una follia che deve trovare un limite e al quale le istituzioni devono porre un limite. O ne andrà del benessere della società e della convivenza civile già duramente provate dagli eventi naturali e dalle scorribande verbali di leader politici tanto irresponsabili quanti inaffidabili.

Il M5S ha l’occasione di mettere a posto le cose firmando insieme al governo del quale è parte una severissima legge contro i seminatori d’odio anche via social mettendo da parte le sue pippe adolescenziali che ha chiamato fino ad ora bavaglio alla libertà d’espressione. Se libertà d’espressione diventa possibilità di sabotare le democrazie via social vuol dire che si sta andando verso la Russia e la Cina. E se è questo che vogliono sono sulla strada giusta.

 

(10 giugno 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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