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Omogenitorialità e discriminazione

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di Marinella Zetti

Indignazione. Rabbia. Tristezza.
Le mie reazioni alle sentenze di Milano e Brescia.
Due sentenze che evidenziano il vuoto legislativo.

La sezione famiglia della Corte d’Appello civile di Milano ha accolto il ricorso portato avanti dalla procura milanese contro i decreti del Tribunale di Milano del giugno 2023, con i quali sono state ritenute valide le registrazioni allo stato civile degli atti di nascita di tre bambini in cui, oltre alla madre partoriente, veniva indicata come madre anche quella intenzionale. In seguito a tale sentenza, ai bambini viene riconosciuta solo la madre biologica. La Corte d’Appello civile di Brescia ha preso una decisione opposta, respingendo il reclamo con cui il ministero dell’Interno voleva cancellare in un caso la madre intenzionale dall’atto di nascita sul quale nel 2023 l’aveva ammessa il tribunale e quindi convalidando la registrazione all’anagrafe dei figli delle coppie.
La Corte Costituzionale aveva già sollecitato l’approvazione di una legge a riguardo, ma i nostri politici hanno ignorato la richiesta ed ora la situazione è diventata ingestibile. Ovviamente chi paga il prezzo più alto sono i bambini, quelli che tutti sarebbero tenuti a tutelare.

Lo scrive l’articolo di Marinella Zetti per Gaiaitalia.com Milano.

Che fare?
Risposta difficile. Ho chiamato in causa i responsabili delle Famiglie Arcobaleno, l’associazione che riunisce le coppie omogenitoriali italiane.

Giuseppina La Delfa, che ha fondato l’associazione Famiglie Arcobaleno di cui è stata presidente fino al 2015, ha due bambini – Andrea e Lisa – e ogni giorno si batte affinché i figli delle coppie omogenitoriali abbiamo gli stessi diritti degli altri figli. Il 19 febbraio, edito da Golem Edizioni, arriverà in libreria “Famiglie”, il terzo capitolo e ultimo capitolo di una storia personale, familiare e collettiva che inizia alla fine degli anni Settanta e termina ai giorni nostri. È il racconto del periodo che ha visto nascere l’associazione Famiglie Arcobaleno. «Stiamo facendo dei passi indietro ed è molto doloroso vedere che perdiamo le tutele. C’è un doppio binario: da un lato ci sono le nostre famiglie dove i ragazzi sono accolti e nella nostra cerchia dove vivono serenamente, mentre sul lato amministrativo ci sono problemi e mancano le tutele in caso di disgrazie. I nostri figli son “nudi” davanti alla legge, la madre o il padre non legale non può fare nulla. Rimane solo l’adozione come unico strumento che è del tutto insufficiente perché è costoso, lungo e con esiti per nulla chiari. Si tratta di un’ingiustizia e una discriminazione palese contro cittadini omosessuali, perché voglio ricordare che qualunque coppia eterosessuale che ha avuto figli grazie al “dono” di ovuli o sperma è sufficiente che si rechi all’ufficio anagrafe del Comune di residenza e può dichiarare il figlio senza problemi. Per questo sostengo che è una discriminazione evidente nei confronti delle coppie omogenitoriali che si comportano esattamente come le coppie etero che hanno problemi di sterilità.
«La nostra battaglia deve continuare, ad esempio con una proposta di legge depositata da Famiglie Arcobaleno e Retelenford, ma coi tempi che corrono non so quali esiti potrà avere. La proposta di legge propone di allargare a tutti il diritto di cittadinanza e cancellare la discriminazione omofoba. – conclude La Delfa – Personalmente sono convinta che dovremmo fare un’azione alla Corte di Giustizia Europea, sollecitare la Corte Costituzionale in Italia e continuare a fare manifestazioni e promuovere la visibilità, non solo delle famiglie arcobaleno ma di tutta la comunità LGBTQ e la lotta contro l’omofobia. Sicuramente il contesto attuale e rende tutto molto difficile».

Alessia Crocini, Presidente Famiglie Arcobaleno, rincara la dose. «Il Governo in carica ha dimostrato fin dal suo insediamento una totale mancanza di responsabilità e un insensato accanimento nei confronti di migliaia di minori di questo Paese privi dei più elementari diritti di cittadinanza, primo fra tutti il riconoscimento della loro realtà familiare. In questo quadro desolante le famiglie arcobaleno si trovano schiacciate tra i tribunali che cancellano i riconoscimenti e rinviano le decisioni al Parlamento, e il Governo che invece di allargare i diritti si impegna a ridurli. Ci troviamo nella situazione paradossale in cui madri e padri si battono per potersi assumere la responsabilità genitoriale, fatta di doveri per loro e di diritti per i figli, e lo Stato italiano gliela nega. Ciò che le famiglie arcobaleno chiedono è già garantito per legge alle famiglie formate da un uomo e una donna. In Italia, infatti, ogni coppia eterosessuale che diventa genitore attraverso la procreazione medicalmente assistita deve riconoscere i propri figli alla nascita, anche senza nessun legame biologico e genetico. Esattamente come vorrebbero fare le madri di Milano, Padova e di tutta Italia. Mi sembra evidente che ci troviamo di fronte a una palese discriminazione omofobica».

Infine, Angela Diomede, responsabile Famiglie Arcobaleno Lombardia chiede atti concreti.
«Le impugnazioni destabilizzano i genitori, creano tensioni umane che si ripercuotono inevitabilmente sui figli. La famiglia viene messa a dura prova, deve affrontare una causa legale, cercare un avvocato perché si deve difendere da uno stato che non riconosce la genitorialità di una coppia omosessuale e così facendo toglie la propria identità al minore.
Come è possibile che lo Stato consideri un genitore solo un adulto convivente col proprio figlio? Da un giorno con l’altro, questi minori avranno un solo un genitore per legge.
Noi chiediamo con forza che il governo legiferi al più presto.
Non possiamo continuare con questo caos: con tribunali che dicono una cosa e altri che sostengono l’esatto opposto; per non parlare dei gradi di giudizio che si annullano vicendevolmente come se si trattasse un gioco, ma questo gioco lo stanno facendo sulla pelle di persone vere, sulla nostra pelle e su quella dei nostri figli. È una confusione assurda, inspiegabile in uno Stato che continuiamo a chiamare “Stato di diritto”, ma che ormai non lo è più!
Il nostro motto è: “E’ l’amore che crea una famiglia!”. Noi queste famiglie le abbiamo create con tutto l’amore di cui siamo capaci e vogliamo poter continuare a viverle liberamente ma mancano le leggi per tutelare i nostri figli e le nostre famiglie».

 

(12 febbraio 2024)

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