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Autonomia differenziata e Presidenzialismo: la guerra è aperta

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di Giovanna Di Rosa

Secondo pettegolezzi dai palazzi del potere parrebbe che la presidente del Consiglio Meloni si stia preparando ad un sonoro sgambetto a Matteo Salvini e agli augusti partner leghisti sul tema dell’autonomia che verrebbe sacrificata sull’altare del presidenzialismo. Salvini sarebbe così alle prese con l’ennesimo trionfo politico.

Mentre si cerca di capire come queste destre al governo affronteranno un tema tanto delicato come il Presidenzialismo che richiede profonde modifiche costituzionali da far tremare i polsi quando, fino ad ora e persino nella scrittura delle Leggi, visti la scarsa preparazione e il pressapochismo preoccupanti messi in campo durante le prime scorribande legislative, si registra la presidente Meloni che mostra i muscoli, tanto per cambiare, e se da un lato si prepara a impallinare Salvini Calderoli (quest’ultimo si muove su e già per l’Italia come se ne fosse il padrone politico) sul tema delle autonomie, dall’altro fa la voce grossa sulla Bicamerale dicendo che se le opposizioni non ci stanno andrà da sola alle Riforme.

Si guarda bene dallo spiegare con quali voti, perché una cosa è la propaganda dalla quale né questo governo di destra né i precedenti governi di centrodestra riescono ad uscire, un’altra è la distanza oceanica che c’è tra ciò che Meloni dice e ciò che Meloni riesce a fare.

Certo è che il nemico numero uno sulla strada meloniana del presidenzialismo è Silvio Berlusconi che certamente si metterà di traverso dicendo che non è una priorità; in realtà o Silvio Presidente o presidenzialismo nientec’è la possibilità che il sogno presidenzialista rimanga tale – anche se la premier si affretta a dire che il suo faro è lavorare attorno al semi presidenzialismo alla francese che è la formula attorno alla quale si sono manifestati più consensi dall’opposizione. Chieda a Bonaccini, tanto per fare un nome.

Scrive Massimo Mastruzzo a proposito dell’Autonomia differenziata su Gaiaitalia.com Notizie: “E’ sceso in campo il top player, il ministro per gli affari regionali e le autonomie del Governo Meloni, Roberto Calderoli che dopo l’ennesimo tentativo di bypassare il Parlamento, oltre al mancato confronto in Conferenza Stato-Regioni, è partito in un tour che prevede di incontrare i presidenti delle Regioni del Sud. Questo però dopo aver depositato a Palazzo Chigi il suo testo sull’Autonomia, una legge quadro (co-autore della legge Luca Zaia) per le intese fra Stato e territori che di fatto è un grande regalo al Nord, tanto che a scandalizzarsi è stato perfino Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna che insieme a Lombardia e Veneto ha promosso il percorso verso l’autonomia differenziata”.

Difficile che le opposizioni, mentre i fantasiosi Renzi e Calenda già dicono che è meglio il Sindaco d’Italia, cadano ancora nella trappola della Bicamerale (la ricorderete quella che Berlusconi fece saltare a poche ore dalla firma dell’accordo, no?) senza garanzie molto precise. E qui potrebbe stare il gioco di Meloni: sacrificare l’autonomia di Salvini per aprire alle opposizioni almeno uno spiraglio. Perché lei il presidenzialismo lo vuole così fortemente da dimenticarsi che il suo partito ha raccolto il 26,6% di voti reali e mica un plebiscito del 70% e da essere disposta a far finta che i problemi degli Italiani non esistano pur di coronare il suo sogno. Ecco così che la crisi economica, l’inflazione al 12%, la recessione che potrebbe colpire quando vuole, l’aumento dei tassi di interesse dalla BCE che potrebbero fare malissimo all’Italia, vadano a riempire il pentolone del benaltrismo in favore di una riforma vaga e oscura dall’empirismo salvifico in nome del potere di un solo soggetto. Se quel soggetto è Meloni lei ne sarà molto felice, inutile ricordarlo.

E Salvini delle eterne promesse mai mantenute, vedi la pessima storia delle accise, si ritroverà, ancora una volta, stritolato da se stesso. A meno che non decida di far saltare in aria il governo.

 

 

(3 gennaio 2023)

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