di Giancarlo Grassi
Mentre Meloni si mette in primissimo piano in uno degli episodi della fiction social che la riguarda, con ministri di sfondo, celebrando misure risibili, con i followers da Facebook in pieno giubilo e mentre la presidente del Consiglio si esalta perché l’Italia è la nazione che cresce di più in Europa (non per merito suo, ma per le misure di Draghi) delle entrate che andranno a coprire i soldi che usciranno per le promesse non cè traccia. Perlomeno ufficialmente.
E mentre Meloni“gira fiction a Palazzo Chigi”, il Growth Summit, conferenza sulla crescita del World Economic Forum parla più o meno apertamente di recessione possibile e di misure finanziarie sui tassi che non hanno bloccato l’inflazione. E vai di fiction. Poi però toccherà vedere, molto al di là della fiction, come rendere strutturali le misure che dovevano arrivare – e non solo per pochi mesi, da luglio a dicembre – e dove si troveranno i soldi: una ventina di miliardi, mica bruscolini. Così mentre i Sindacati si mobilitano, meglio tardi che mai, e annunciano manifestazioni unitarie alle quali parteciperanno anche PD, M5S e Sinistra, ci si chiede come sia possibile che un governo riesca nello stesso giorno a pretendere di dare lezioni ai sindacati, sbugiardare la manifestazione del 1° maggio, mostrarsi sui social con un video incommentabile (perché si commenta da solo) e arrivare al pomeriggio del giorno successivo al varo di una decreto sul lavoro che la stessa Meloni ha definito storico (dando i numeri e senza presentarsi alla stampa che l’avrebbe fatta a pezzi) senza che nemmeno i suoi viceministri sappiano nulla, o quasi, del decreto che verrà.
Un disastro di impreparazione, d’imbarazzo, d’incompetenza e di superficialità. E sono stati i più poveri a votarla… Una responsabilità da fare tremare i polsi.
(2 maggio 2023)
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