di Giancarlo Grassi
L’estrema ratio per un Salvini che non riesce a trovare pace né collocazione né poltrona (e a stare in piedi ci si stanca) è un nuovo ministero che in sede di ennesima riunione leghista blindatissima, con super servizi di sicurezza interni e istituzionali, è stato definito come ministero della Famiglia e della Natalità partorito dalla fervida mente salviniana in diretto contatto con l’altissimo del quale è figlio prediletto, naturalmente dopo Berlusconi.
Ora manca solo la messa in campo del sottosegretariato al Baciapilismo, per il quale consiglieremmo il sindaco di Sassuolo, Menani, così occupato a scrivere necrologi e a ricevere gelatai da non avere il tempo di dirimere le questioni dei commercianti da piazza delle stantìe Fiere d’Ottobre, che parrebbe perfettamente corrispondente al ruolo che si addice ai fautori del fate quello che dico, ma non quel che faccio.
Della utilità del nuovo ruolo che Salvini tenta di ritagliare per sé ci sfugge il senso politico, ma non ci sfugge la disperata, fugace e tristissima rappresentazione che ne diede qualche lustro fa, l’allora ministro Giovanardi, sempre funzionale e organico alle destre nemmeno troppo lontanamente teocratiche, quello che i terremoti è colpa delle nutrie. In quel caso si cercò di dare visibilità a un concetto evanescente, in questo caso è la disperata ricerca di un posto di lavoro di un politico inconsistente sconfitto ad ogni elezione (europee escluse, ma fu un abbaglio) e che ne inventa una nuova ogni due ore. E’ troppo persino per i leghisti di solida fede.
(7 ottobre 2022)
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