di Giancarlo Grassi #EmiliaRomagna2020 twitter@gaiaitaliacom #Maiconsalvini
Stefano Bonaccini ha vinto la elezioni in Emilia Romagna con il 51,4% dei voti, e una bagaglio di preferenze personali assai più cospicuo dei voti avuti del PD e Lucia Borgonzoni perde clamorosamente elezioni che riteneva già vinte e si schianta con la sua lista che raggranella numeri a una cifra virgola poco e vedremo se starà in Senato o farà la capo-opposizione in Emilia Romagna – con quale mezzi, con quali argomenti, con quale preparazione?
Quando mancano una trentina di sezioni da conteggiare, Bonaccini ha totalizzato il 51,4% dei voti e Borgonzoni il 43,7% con Salvini che doveva stravincere, il leghista ferrarese che doveva farci “un culo così” dopo la vittoria del 26 gennaio, quello che sta in una casa popolare mentre guadagna 4.800 euro al mese come vicesindaco, insomma tutta una politica onesta.
Il PD è primo partito in Regione, ma non stupisce. Stupisce invece il governatore eletto cinque anni fa e rieletto il 26 gennaio che prende più voti del suo partito, che porta la sua lista al 6%, che conosce la sua terra palmo a palmo, che ne conosce perfettamente le genti e i meccanismi e che, da solo contro la spaventosa macchina dell’odio del Tribuno Populista che vuole svendere l’Italia a Putin, stacca di otto punti la candidata inconsistente che scambia Bologna con Ferrara, dice che l’Emilia-Romagna confina a Nord col Trentino Alto Adige e propone di creare un assessorato al Turismo che esiste da sempre. Più che una candidata un avatar impazzito. Poi ci sono i voti ai partiti e alle liste. E candidati che, con il loro partito al 4,4 riescono ad avere il 3,5% dei voti e vanno in televisione, da Mentana, parlando come se fossero il presidente degli Stati Uniti. Patetici.
(27 gennaio 2020)
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