di Giancarlo Grassi, #IlSassolino
Il passato weekend di Pasqua e Pasquetta è stato vissuto nel trionfo del sassolesismo senza mascherina sul Lungosecchia, con famiglie di adulti oscenamente assembrati (e di mascherine nemmeno l’ombra), discutendo di cose importanti come le marche dei compiuter, i prezzi della biczicletta e i telefonini perché smartphone in dialetto non si può tradurre. Lo scriviamo a beneficio del Sindaco Menani, anche buon padre di tutti i sassolesi, che fallisce nell’educazione degli adulti pargoli.
Perché, ci fosse stato, il buon Menani avrebbe sofferto uno sgrisore alla spina dorsale, dicasi brivido freddo, notando una nettissima differenza di comportamenti tra la popolazione adulta, assembrata, ferma in ogni dove, senza mascherine, gridantesi in faccia ricchezze e possedimenti presunti – oltre al nulla c’è sempre qualcosa d’altro da raccontarsi; quindi giovani e giovanissimi riuniti, come si confà alla loro età, in mandrie ma coperti da mascherine, distanziati, e in movimento mentre si facevano – comunque – compagnia.
Cosa ci facevo lì? Quello che facevan tutti. Senza che nessuno controllasse. E’ un fatto, non una denuncia. E nemmeno un’accusa. Certo io la mascherina l’avevo e giravo al largo. Ma anche in condizioni normali, amo poco gli umani. Figurarsi gli scimmioni.
Si tratta di comportamenti che raccontano con una certa chiarezza il livello di educazione civica e rispetto per l’altro della popolazione in età da voto che ha dato la maggioranza alla giunta di Menani credendo di far bene, così come crede di far bene a non rispettare le norme di sicurezza. Perché, come si dice oltremanica, ignorance is bliss che non possiamo, noi che sappiam le lingue, tradurre in dialetto locale. Per fortuna ci sono i dizionari. A saperli usare. E forse la cultura del futuro del Sindaco porterà alla stampa di nuove edizioni di dizionari inglese-sassolese. A beneficio della comunità nigeriana, finalmente integrata e capace di tirare cancheri in dialetto. Il sogno leghista di una vita.
Si tratta di comportamenti, parte seconda, che non spiegano invece affatto come mai, della pandemia in atto, vengano incolpate le generazioni più giovani, che si tacciano di incoscienza, che si tengono in casa in DAD – tristissimo acronimo che in inglese significa padre e che parafrasando Pasolini fa venir voglia di scrivere “Mi chiedo che padri avete avuto” – che si costringono a trasporti pubblici penosi, sporchi e contagiosi e sui cui genitori, quelli che davvero non rispettano le regole, nessuno dice niente.
Ecco, il Sindaco Menani invece di occuparsi di maggiorenni che liberamente se ne vanno di casa perché c’avranno i loro motivi e non sono nemmeno cazzi nostri, e i maggiorenni decidono della loro vita come vogliono, potrebbe imbastire una battaglia politica sulla salvaguardia dei minori e sul rispetto delle regole (che detto a un Sindaco che faceva le funzioni in piazza in tempi di pandemia, vantandosi poi su Facebook di non avere rispettato le distanze di sicurezza tanto si era affidato alla Santa Vergine mai citata tanto a sproposito – è come chiedere a un tedesco monolingua di scrivere in cirillico), sempre ammesso che il commentare da par suo ogni comunicato stampa in uscita dal Comune gli lasci il tempo per pensare a cosa fare sul serio per i suoi cittadini.
Certo toccherebbe andare ben al di là della spicciola propaganda quotidiana.
(8 aprile 2021)
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