In fondo Menani ci mancherà. Raramente un primo cittadino ha governato per cinque anni nella più totale incapacità di gestire il gestibile continuando a dare la colpa alla giunta precedente e, va detto, è stato una straordinaria fonte di ispirazione. Fucina di indimenticabili performance Menani non c’ha fatto mancare niente: ha scritto alla Rai, e gli hanno risposto di chiamare l’antennista; ha proposto di mandare esodati a lavorare in Russia, e hanno riso di lui da Trento a Palermo; ha partecipato a una messa all’aperto in tempi di covid invocando un miracolo, e ha perso le elezioni. Perché i miracoli arrivano, ma si traducono dopo.
Meglio di lui, pochissimi. Video indimenticabili che lasciavano il segno, tanto che poi ha smesso di farli, perché l’effetto del segno che lasci lo vedi dopo non durante. Meglio di lui, dicevamo, solo uno dei suoi assessori, allegramente ritrattosi in più occasioni con proprietari di negozi che chiudevano [sic] che è sempre meglio di aprirne di nuovi e già falliti (come certa politica), a proposito di un domani che non dà certezze.
Un simile sprezzo del pericolo nel perpetrare il governo da parte di una giunta regolarmente eletta e con tutti i poteri non si vedeva da tempo.
Altri indimenticabili momenti dell’indimenticabile giunta riguardano la proposta di multare chi chiedeva l’elemosina (e chi la dava) – un altro capitolo chiarificatore dei benefici che il baciapilismo reca all’umanità di chi lo pratica – proposta frettolosamente ritirata mentre il PD locale, oggi rinsavito grazie alla scelta di candidare Matteo Mesini, cincischiava.
Ci mancherà, Menani, nessuno potrà mai più essere come lui. Per fortuna, viene da dire. Ma perché infierire su un’avventura politica incommentabile quando lo hanno già fatto coloro che ne sono stati protagonisti?
(11 giugno 2024)
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